Mozart, all’apogeo del Classicismo

Non poteva concludersi meglio la stagione musicale monregalese 2018-2019: con un concerto dei “Giovani dell’Academia”, diretti dal M° Enrico Casazza, dedicato interamente al Mozart teenager – come ha spiritosamente fatto notare il direttore artistico Gaston Fournier Facio introducendo il concerto. Tre i brani eseguiti, tutti appartenenti al periodo salisburghese: un divertimento, un concerto solistico e una sinfonia – un campionario pressoché completo della produzione strumentale del geniale compositore austriaco. Come tutti i grandi, Mozart “ricapitola” nella sua produzione tutti i generi e gli stili della sua epoca, portandoli a una perfezione tale che dopo di lui più nessuno può continuare sulla stessa strada – e lo stesso si può dire per l’interpretazione datane da questi “Giovani”.

Nel Divertimento K136 hanno suonato in modo trascinante e impeccabile sia nei vorticosi allegri, vere danze del tempo e inni alla giovinezza, in una pirotecnica ridda di note, sussulti, soprassalti, trasalimenti, sia nel delicato e struggente andante: qui i bassi scandiscono e separano, con il loro giro armonico, le linee melodiche dei violini; gli strumenti ora cantano a voce spiegata, ora sussurrano con indicibile dolcezza.

Nel concerto K219 per violino e orchestra (il quinto e ultimo concerto mozartiano per violino), l’orchestra esordisce con slancio e freschezza, intessendo molte suggestive linee melodiche e creando una tensione crescente di attesa per l’ingresso del solista. Il dialogo incalzante e tumultuoso solo/tutti si placa solo per lasciare spazio alla cadenza, in cui brilla teatralmente il virtuosismo del M° Casazza. L’adagio è molto raffinato e procede fra energiche impennate e momenti di perplessità; il rondò sarebbe musica tipicamente “galante”, ma Mozart vi imprime fremiti e scosse veramente destabilizzanti, che culminano con il tema “alla turca”, in realtà una scatenata danza magiara, zingaresca.

La sinfonia K201 è tutto uno scambiarsi strizzatine d’occhio, ammiccamenti, un dar di gomito complice e stuzzicante, tra intensi chiaroscuri, fremiti e sospiri. Il minuetto è stranamente cupo: i fiati con i loro richiami gettano ombre lunghe e inquietanti; per contro l’ultimo movimento è marziale e ironico, molto contrastato.

L’interpretazione, davvero travolgente, mette in risalto il significato profondo delle opere mozartiane: rappresentare il trionfo della musica in sé, la celebrazione della musica nella sua essenza più alta, di “gioco con il tempo”. Dato che il tempo è contato – sembra dirci Mozart – va moltiplicato intrecciando ghirlande di melodie, ciascuna con il suo sapore, il suo ritmo, le sue cascate di note e i perfetti rapporti delle loro frequenze. Tutto lì: ma nessuno come Mozart l’aveva capito, già da teenager.

Gabriella Mongardi